giovedì 27 settembre 2007

TRE GIORNI VISSUTI COI CERVI

DUE PAROLE SUL CERVO

il cervo è un erbivoro di grossa taglia. in italia la sua distribuzione è in espansione dai pochi parchi nazionali dove vive, per lo più reintrodotto, verso i boschi limitrofi. Artiodattilo appartenente alla famiglia dei cervidi, il cervo è un ungolato che vive in branchi composti da femmine adulte, femmine subadulte e cuccioli dell'anno. in autunno, durante il periodo degli amori, al branco si aggiunge anche un maschio che avrà il ruolo di ingravidare le femmine per garantire la riproduzione. per tutto il periodo della monta il maschio dovrà anche difendere il suo dominio sul branco dagli altri maschi. per impressionare i rivali, emette dei possenti bramiti. se il contendente non si lascia intimidire invade il territorio del maschio dominante, il quale non accetta molto pacificamente questa intrusione. allora si verificano dei violenti combattimenti a suon di cornate. in vecchiaia i palchi dei cervi crescono con meno ramificazioni, lasciando sporgenti le punte anteriori. in caso di lotta, questo tipo di conformazione può rappresentare un pericolo per l'avversario, il quale ricevera delle vere e propie infilzate, rischiando la morte. i cervi con questo tipo di palchi vengono chiamati da alcuni "cervi assassini".

L'ESPERIENZA

da quando la fotografia è entrata nella mia vita subito ho deciso di dedicarmi alla natura. sono un sostenitore del wwf. visito molte aree protette e parchi nazionali. propio durante una di queste visite, nal parco nazionale d'abruzzo, mi sono casualmente imbattuto in una femmina di cervo. l'ho seguita a distanza e mi ha portato all' interno del bosco dove viveva assieme al resto del branco. da allora, periodicamente, visitavo la zona, cercando di avvicinarmi il più possibile agli esemplari, per capirne abitudini, reazioni, e imparare così a prevederne le mosse. alla fine di questi sopralluoghi, durati circa 3 anni, avevo abbastanza materiale per escogitare un metodo di avvicinamento che mi permettesse di muovermi liberamente all'interno del branco. così, dopo un breve periodo organizzativo, sono entrato in azione. mi sono recato sul posto, ho abbandonato l'auto con tenda e sacco a pelo al suo interno, ho preso l'attrezzatura fotografica, una coperta e viveri per dieci giorni, e mi sono immerso nella vita selvaggia. dopo tre giorni di tempo concessi ai cervi per abituarsi alla mia presenza, giorni trascorsi tra fughe, corse, tentativi di cariche, finalmente, capendo che non rappresentavo un pericolo, mi hanno accettato, lasciandomi girare nel loro territorio senza dovermi nascondere nei cespugli. per tre giorni, il tempo necessario per raccogliere sufficiente materiale documentativo, ho mangiato con loro, camminato al loro fianco, dormito accanto ai cuccioli, vegliato dal maschio. la notte ci infilavamo all' interno dei giardini di un vicino centro abitato per difenderci da predatori quali il lupo e l'orso bruno marsicano, entrambi presenti in zona. gli abitanti del paesello sono stati molto comprensivi e gentili, offrendomi in alcuni casi un pasto caldo, che però sono stato costretto a rifiutare per non perdere di vista il branco. un esperienza irripetibile, che posso però rivivere in ogni momento riguardando le foto e i video. al mio ritorno a casa, avevo i seguenti sintomi: febbre, infezione al bulbo oculare, reazione allergica alla miriade di punture di insetti, alcuni anche pericolosi, un accenno di orticaria, influenza intestinale causata dall'acqua che bevevo(la stessa che bevevano i cervi) e da alcune faggiole ingerite per invogliare un cerbiatto a farsi accarezzare.

mercoledì 26 settembre 2007

col vento in faccia

ammirare un'alba o un tramonto facendo parte del paesaggio, sentire la natura attorno a te svegliarsi, agire secondo i ritmi dettati dall'istinto, a volte dolce, a volte crudele, senza barriere dietro le quali nascondersi, patire il freddo e il caldo, sopportare il costante brusio degli onnipresenti insetti, resistere alla fame e alla sete, non cedere all'impazienza, rispettare la natura ed ogni suo rappresentante, cogliere la poesia che può far la differenza in un immagine, vincere la paura del buio e del vuoto, da sempre radicate nell'inconscio dell'uomo, la vertigine generata dagli alti, ampi spazi, e l'oppressione data dagli stretti pertugi. questo significa essere un fotografo di natura selvaggia, vivere una vita col vento in faccia